giovedì 14 febbraio 2013

Cambiare la tua micro-cultura

Il seguente post è una traduzione effettuata da Mattia Bulgarelli di un post di Meguey Baker. Il post è pubblicato con il consenso dell’autrice e del traduttore.

Il link al post originale è http://www.gamingaswomen.com/posts/2012/06/changing-your-micro-culture/.
Il link alla traduzione è http://www.gentechegioca.it/smf/index.php?topic=7434.0.

Rispetto alla traduzione di Mattia ho solo fatto qualche correzione di refusi. Buona lettura!



Cambiare la tua micro-cultura

Voglio raccontarvi una storia.

Anni fa, facevo parte di una compagnia di amici. In realtà, era una rete flessibile di compagnie interconnesse. Alcuni di noi erano collegati più strettamente di altri, ma quando c'era una festa a casa di Juli e di Brian, c'erano tutti. A quelle feste, ovviamente, c'erano amici delle loro altre compagnie, perciò c'era ogni tipo di interscambio sociale. Nel corso del tempo, lungo alcuni anni di ritrovi regolari, notai una cosa. Brian veniva continuamente scavalcato.

Gli si parlava sopra, veniva ignorato, interrotto, o direttamente zittito. La prendeva sempre bene, con un accenno di scrollata di spalle e con un accenno di sorriso, azzittendosi o scivolando via quando era chiaro che nessuno gli stesse facendo attenzione. Di continuo. Era molto critico con se stesso, e cedeva sempre il passo all'aneddoto o al commento di qualcun altro. Se non era d'accordo, se lo teneva per sé. Brian è un uomo intelligente, creativo ed amichevole, abile nel suo mestiere, entusiasta dell'escursionismo, e un buon amico. Sa ascoltare ed è molto affezionato ai suoi amici. Che però gli passavano sempre sopra. Ogni singola volta.

La cosa iniziò a darmi fastidio.

Così ho pensato a cosa volevo vedere svolgersi in modo diverso, e a cosa potevo fare perché succedesse. Ho iniziato ad ascoltarlo, in modo sinceramente attivo, resistendo alle correnti micro-culturali che portavano la conversazione lontano da lui. Per esempio, ad una festa, tutti avrebbero parlato del loro gatto, del lavoro, o che so io. Brian avrebbe iniziato il suo aneddoto, e invariabilmente qualcuno avrebbe chiesto al gruppo qualcosa, o avrebbe iniziato un altro argomento, o gli avrebbe parlato sopra. Così, ho iniziato a dire “un attimo, voglio sentire cos'ha da dire Brian.” Se la conversazione virava su qualcosa di cui sapevo che Brian era esperto, mi giravo verso di lui e gli dicevo “Brian, ma tu non ti sei fatto il percorso di Emerald Brook con le racchette da neve, l'anno scorso? Com'è andata col ghiaccio?” e ho inflessibilmente aspettato la sua risposta. Che è stata sempre utile e dilettevole allo stesso tempo. In fondo, lui sa come si racconta un buon aneddoto, è solo che non ne aveva spesso la possibilità.

L'ho fatto con determinazione per tre anni filati. Ad ogni occasioni sociale in cui Brian, Juli ed io eravamo presenti. In gruppi giganteschi con 100 persone alle manifestazioni, e in auto quando eravamo solo noi tre sulla strada di casa.

E qualcosa è successo, un po' alla volta. Anche altre persone hanno iniziato ad ascoltare Brian. La micro-cultura si era spostata. Ad oggi sono passati anni, e quando ci troviamo a casa di Juli e Brian, Brian partecipa in pieno. Eccellente.

Voglio raccontarvi un'altra storia.

Ero ad una conferenza, al PAX East, lo scorso marzo. Eravamo Ben Lehman, Laura Simpson, io, Tracy Hurley, e Dev Purkayastha. Parlavamo un po' di tutto, incluso anche l'argomento sesso e genere, il giocare un personaggio decisamente diverso da sé, di com'è essere donne o persone di colore nell'ambiente ludico. La conferenza è stata grandiosa, ma la chiacchierata seguente fu anche meglio! La gente veniva da noi e ci raccontava, individualmente, di quello che succedeva nelle loro vite, ai loro tavoli, nelle loro micro-culture. Questa storia, però, parla di due persone e di una cosa molto specifica che volevano affrontare.

Questi (li chiamerò Bob e Mitch), giocavano nello stesso gruppo da 15 anni. Da quando avevano 14 anni circa. Bob ha descritto il loro gruppo come “piuttosto decerebrato”, con un sacco di spensierato macello di orchi, con l'uso del termine “gay” per insultare cose e per insultarsi a vicenda, con descrizioni sui dettagli anatomici dei PnG femminili, e in generale con razzismo, sessismo e omofobia nelle partite. Devo riconoscere a Bob una massiccia dose di coraggio per essere venuto da me e dirmi “Il mio gruppo è stato così per, più o meno, l'ultima quindicina d'anni.” Io ho detto “Ok, questo è il quadro, e tu l'hai definito problematico.” Mitch ha annuito, e ha detto “Sì, ci stavamo chiedendo se tu avessi qualche consiglio su come cambiarlo.”

Certo che sì! Questi ragazzi stanno cercando di cambiare la loro micro-cultura. È una cosa che succede quando si cresce. Non quando invecchiamo, ma quando cresciamo. Ciò che era soddisfacente e forse appropriato all'età di un giovane teenager non è più soddisfacente ed appropriato all'età per un trentenne. (Ci sono un sacco di cose sul comportamento adolescenziale su cui dirò delle cose, ma non è il momento. Portate pazienza.)

E così ho detto: “Sì, è una cosa che succede. Superiamo i nostri vecchi modi di essere, anche se vogliamo frequentare gli stessi amici. Succede gradualmente, mentre gli interessi delle persone cambiano, o in fretta. Se finora siete stati parte di una micro-cultura pervasa da un gioco stile 'stupra e saccheggia', e ora qualcuno ha una relazione con una persona a cui vuole bene...” Bob sogghigna e dice: “Mi sposo a giugno.” “Ecco, le tue prospettive sono cambiate. Non è più una parte spensierata del gioco, è più 'Ehi, possiamo smettere di parlare delle donne in quel modo?' L'altra grossa cosa che fa spostare in fretta le prospettive è quando qualcuno nel gruppo diventa genitore...” Il sogghigno di Bob si allarga: “Nostro figlio nascerà a novembre.” Io annuisco ancora, “Già. Quindi stai affrontando un grosso cambiamento nella tua vita, e vuoi che questo si rifletta nella tua micro-cultura. Bene. Ottimo. Significa crescere.”

Ora, per dare un consiglio a Bob e a Mitch su come cambiare la loro micro-cultura, ecco cosa gli ho detto.

1- Tieni presente in che direzione vuoi andare. In questo caso, verso un linguaggio ed un comportamento più rispettosi verso le donne, nella micro-cultura del gioco e in generale.

2- Trovati un alleato, preferibilmente interno alla micro-cultura, ma anche esterno va bene, se non è possibile. Bob e Mitch potevano spalleggiarsi l'un l'altro, il che era ottimo.

3- Bacchetta le persone interne alla micro-cultura sulle cose che vuoi veder cambiare. Potrà suonare spaventoso, ma non vuole essere un'istigazione allo scontro e all'accusa, è una cosa semplice, come non ridere ad una battuta che suona offensiva. E poi dire “Senti, non fa così ridere, amico” quando qualcuno fa una battuta o un commento del genere. E poi sarà parlare in privato con le persone nella micro-cultura e dirgli “Sai, ho smesso di fare lo stronzetto. È ora che io la smetta di parlare come se pensassi che le donne siano persone di serie B. Perché è una boiata.” Non c'è bisogno di essere aggressivi, semplicemente, sii consapevole della tua crescita. Ci potrebbe volere del coraggio, perché alcune persone s'innervosiscono ai cambiamenti, e potresti incontrare delle resistenze attive. Non farti fregare.

4- Insisti. Ci vorrà del tempo, potresti arrivare alla conclusione che alcune delle persone che pensavi fossero amici sono in realtà persone che escono con te per abitudine, e potresti trovare nuove persone che vuoi davvero avere accanto: alla fine, ti sentirai meglio con te stesso e con la tua micro-cultura.

Ed ora, torniamo a parlare di teenager.

Quando siamo teenager, ci sono un sacco di cambiamenti in corso nei nostri corpi e nelle nostre micro-culture, tutto insieme. È un delirio! Una parte del motivo per cui affrontiamo i problemi del sessismo, del razzismo, dell'omofobia, ecc., da adulti è che siamo stati in contatto con queste micro-culture da ragazzi. Quello è il momento in cui formiamo le nostre idee su tutte queste cose, su questi aspetti intensamente importanti della nostra identità: come ci rapporteremo al mondo? Come tratteremo le altre persone? Come vogliamo che gli altri ci vedano?

C'è da stupirsi che i teenager parlino con più intensità e spavalderia, rispetto ai bambini ed ai genitori, di sesso, violenza, coraggio e di combattere le forze del male? Non dovrebbe stupire. È il momento in cui cerchiamo di capirci. E quando siamo al tavolo da gioco su quegli argomenti, è facile che la tempestuosità interiore venga codificata: ti mostrerò COSÌ la mia forza, COSÌ ti dimostro che sono coraggioso, COSÌ è come voglio essere visto dalle persone che voglio impressionare (sia quelli seduti al tavolo sia quelli che vorremmo ci vedessero agire in modo così brillante). Ed è QUI che io reagisco alle cose che non sono parte di ciò che è considerato “normale” dalla micro-cultura.

E va bene così. Fa parte del crescere. Dobbiamo farlo tutti. E a volte significa cambiare la micro-cultura, perché ciò che ci sembrava d'impatto e astuto a 15 anni non sembra altrettanto d'impatto e astuto quando abbiamo 30 anni.
E sapete cosa? Anche i teenager sono cambiati! A contatto con la cultura popolare, c'è una GIGANTESCA probabilità che qualcuno che è stato teenager negli ultimi 20 anni abbia incontrato una rappresentazione positiva, nella società e nei media, di donne, omosessuali, persone di colore, persone transgender, persone di tradizioni religiose differenti, diversi per abilità o condizioni socioeconomiche, se confrontati con chi era teenager 40 anni fa. Quindi, il tuo sforzo di cambiare la tua micro-cultura ha probabilmente un supporto culturale più ampio, il che rende la faccenda più semplice.

Una cosa che è davvero difficile da fare è quando la micro-cultura da cambiare sei tu stesso. Ti sei costruito un ruolo per te stesso, e le persone si aspettano quel ruolo da te. Se tu sei la persona che ha sempre fatto doppi sensi, sarà difficile che le persone prendano le tue parole senza cercarci un secondo significato (e parlo per esperienza! Grazie, Me Stessa 15enne. E grazie, Me Stessa 18enne per aver fatto lo sforzo di cambiare). Se hai costruito una tua identità personale come razzista, ci vorranno tonnellate di impegno e di supporto (punti 1 e 2). Veniamo all'ultima storia.

Ai tempi dell'High School, c'era un ragazzo che si era unito a noi per una qualche gitarella. Amico di uno dei regolari della compagnia, è venuto ad un'escursione. Andy era un razzista skinhead. Aveva tatuaggi con slogan carichi di odio sulle mani. Era coinvolto in reati a sfondo razziale in un altro stato. Aveva 16 anni. Era un po' estremo per il nostro gruppo, ma avevamo voglia di conoscere gente nuova, ed era stato una persona rispettabile durante l'escursione. Perciò, quando ha chiesto se poteva venire con noi in spiaggia la settimana dopo, la risposta fu “Certo, ci troviamo a mezzogiorno alla chiesa degli UU [Unitariani Universalisti, NdT].” Diventò uno dei regolari del gruppo. Era di compagnia, rideva, aiutava con i piatti, si arrangiava con le sue cose, e due anni dopo parlava alle riunioni riguardo alla sua volontà di farsi togliere quei tatuaggi. Aveva cambiato la sua micro-cultura, ed era pronto a cambiare il suo corpo di conseguenza. Abbiamo raccolto fondi lavando auto per la rimozione col laser chirurgico.

Perciò, se vuoi vedere un cambiamento nella tua cultura, incomincia con la tua micro-cultura. La cosa inizia da qui. Inizia da me. Inizia da te. Inizia adesso.

2 commenti:

  1. grante post! Grazie per averlo condiviso

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  2. Il ringraziamento va a Meguey per averlo scritto e a Mattia per averlo tradotto!

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